Pages

Tomorrow, In a Year

Niente, riescono sempre a sorprendermi.
Band del decennio.
Gli Aldous Huxley dell'elettronica.


Peccato che la recensione mi sia uscita troppo lunga, a mia discolpa è un doppio cd.



KNIFE

Tomorrow, In A Year
(Rabid Records) 2010
avantgarde, electro-opera
C'è un progetto molto più ampio del solito nel nuovo album del misterioso duo svedese noto come The Knife. Niente di meno che un'opera, ma non un'opera lirica, bensì una "electro-opera", commissionata dal collettivo sperimentale danese Hotel Pro Forma proprio ai fratelli Dreijer. Si badi bene, questa non è una semplice colonna sonora. I Knife sono i librettisti dell'opera tutta, lavorando in autonomia rispetto alla compagnia teatrale e chiamando a loro volta a collaborare due nomi noti dell'electro teutonica: Matthew Sims (Mount Sims) e Janine Rostron (Plannintorock - la quale dovrebbe pubblicare a breve un nuovo disco per Dfa Records). Carta bianca quindi ai Knife, che si ritrovano tra le mani un tema sconosciuto quanto difficile: Charles Darwin.

"Tomorrow, In A Year" è una biografia musicale, dalla quale prende forma unaperformance teatrale incentrata su una delle figure più importanti e controverse della scienza. I Knife nulla sanno di opera lirica, né di Darwin. Leggono i suoi diari, vanno in Amazzonia a sentire i suoni che Darwin dovrebbe aver sentito nelle sue ricerca, apprendono la filosofia e anche la vicenda personale dell'uomo-Darwin. Tutto questo è messo in musica con un lavoro di 18 mesi, per essere interpretato da tre improbabili soggetti: Kristina Wahlin, mezzosoprano professionista, Jonathan Johannson, cantante pop di una certa fama in Svezia, e Laerke Winther, l'attrice protagonista dell'opera (le parti vocali minori sono eseguite da Karin Drejer, Planningtorock e Mount Sims).

Il risultato è divisibile in due parti, correttamente separate dal cd1 e dal cd2. La prima è avanguardia pura, se non lirica sperimentale. I virtuosismi canori della Whalin parlano di minerali ed ere geologiche sopra un tessuto sonoro oscuro, violento e dissonante come il movimento della lava nell'evoluzione terrestre. "Upheaved" comincia con un belcanto impazzito, soffocato poi da tastiere tenebrose e dissonanti, "Variation Of Birds" è un drone acuto  che si trasforma in un oscillatore impazzito, finché non giunge la melodia del coro, circondato dai versi selvaggi degli uccelli amazzonici. Le voci degli uomini, degli animali e delle macchine si confondono completamente tra loro per creare qualcosa di del tutto nuovo (con la melodia del soprano a imitare il volteggiare di un uccello) che forse può ricordare solo "Tilt" di Scott Walker. Sulla stessa linea anche "Letter To Henslow", dove i rumori della giungla recitano una ipotetica versione ornitologica di "Einstein on The Beach", e il noise naturalistico-strumentale di "Scoal Swarm Orchestra". Notevole anche "Ebb Tide Explorer" (eccezionalmente interpretata da Johannsson), dove registrazioni sonore a presa diretta si uniscono a macchine e nenie ossessive di sogni e fantasmi. 

Il secondo disco accantona i momenti più ostici per concedere di più all'elettronica e al ritmo, accontentando forse chi ricerca il suono dei Knife di "Silent Shout". "Annie's Box", che racconta della tragica morte della figlia di Darwin con una suite solenne trainata dalla voce del violoncello, è presente  anche in una versione alternativa, cantata da una Karin in stato di grazia che stravolge completamente l'atmosfera del pezzo, avvicinandola a quello che abbiamo recentamente sentito dal progetto Fever Ray
Interessante il lavoro sulle percussioni nella title track e in "Seeds", che è di fatto una traccia techno, ma il singolo scelto per presentare il disco, "The Colouring Of Pigeon", risulta invece stentato e indigesto come tutte quelle volte in cui artisti "leggeri" hanno cercato, inutilmente, di avvicinarsi all'opera lirica. L'effetto è un mischione di "Silent Shout" e rimandi operistici di basso livello, privo di struttura e rivomitato in un contesto troppo diverso per non rimanere noioso. Si redime solo con "The Height Of Summer", il vero singolo di questo album, marchiato a fuoco con le percussioni gommose dei Knife e un ritornello-killer: "How is Charles/ I haven't heard from him in a long long time/ A thousand years seems to pass/ So quickly". Darwin appare attraverso la musica dei Dreijer non come il padrino del crudele evoluzionismo, bensì come un paladino della diversità e delle variazioni non-gerarchiche: l'anomalia genetica che evolve la specie, come la geniale anomalia della musica dei Knife.

Come dicharato da Olof Dreijer, l'ignoranza completa del mondo lirico è linfa vitale per i Knife, che si approcciano ad esso per la prima volta in maniera istintiva e spontana: la ricercatezza e la sperimentazione non sono esercizi di stile, ma vera avanguardia, colma di significato. Sarebbe interessante vedere "Tomorrow, In A Year", per capire come l'elettronica sul filo del baratro dei Knife è stata messa in scena da Ralf Richardt Strøbech e Kirsten Dehlholm, anche se i video della performance presenti sul canale youtube di Hotel Pro Forma rivelano molto (azzeccatissima la scelta dello stile di Hiroaki Umeda per le coreografie: butoh/street dance schizzata e profondamente legata al gioco stroboscopico delle luci).
Difficile dire se l'approccio respectless dei Knife faccia presa sul mondo dell'opera contemporanea, ma al di fuori di quel mondo agli ascoltatori "normali" restano due scelte: (a) armarsi di cuffie e pazienza e ascoltare attentamente il cd1 fino a realizzare che i Knife sono avanti di un decennio; oppure (b) ascoltare il cd2 skippando qualche pezzo e accontentandosi di qualcosa che nel migliore dei casi è un compromesso, comunque inferiore alle precedenti produzioni dei Dreijer.
A voi la scelta (vale la pena ricordare che tutto l'album è disponibile in streaming gratuito), il mio giudizio finale non è che una media fra 8 e 6.

(15/3/2010)






Share/Bookmark

0 comments:

Post a Comment

Se vuoi - non esitare - lascia un commento